istituto tecnico economico statale "gaetano filangieri" formia-italy       |      dirigente scolastico prof.ssa rossella monti      |      redazione: Sara Galise - Annarita Ferrandino - Maria Luigia Belcore - Federica Lops - Francesca Cannella - Federica De Meo - Stefano Pirro - Maria Tibaldi - Giovanna Sfavillante      |      vignettisti: Andrea Ritondale - Luca Iaquinta

Editoriale

   Un grido di aiuto…… alla “polis”…. considerazioni  di un cittadino  parte 1  a cura di Editoriale

L'addioDiBerlusconiSale con forza la richiesta da parte di tutte le componenti della società nazionali e di quelle internazionali, politiche-economiche-finanziarie-imprenditoriali-industriali-sindacali–ecclesiali-sociali, di “muoversi”,  di “far presto”, di agire al “di sopra” delle proprie posizioni da parte della politica in riferimento a quella che può dirsi la settimana( 7/13 Novembre) più preoccupante per la situazione economica in Italia.  
Anche la gente comune , il popolo, attenta al proprio risparmio e alle possibilità di “vita”, chiede a gran forza un cambio di direzione delle componenti politiche rispetto agli assunti politico-elettorali a cui, per dire la verità, ancora qualche politico fa riferimento.
Considerato che ormai la nostra nazione con lo spread Btp-Bund altissimo , l’altalenante, verso il basso delle quotazioni della Borsa italiana e l’enorme debito pubblico, stimato a Giugno 1900 Miliardi di Euro, e che, in conseguenza di ciò, non essendoci all’oggi la certezza del pagamento del debito stesso, sarebbe di gran lunga importantissimo, anche se non venissero condivise alcune scelte, di avere una posizione comune mettendo da parte pregiudizi ideologici(o presunti tali) e proprie ragioni per il bene del popolo Italiano. Diversamente ci troveremmo ad un guado insicuro, soprattutto per  questo pagherebbero le generazioni a venire, quelle dei nostri figli.
Le speculazioni internazionali sui titoli di stato italiano soprattutto, sull’economia e sulle banche non ci lasciano alcuna mezza misura circa la direzione da intraprendere al fine della bonifica del sistema “economia” dell’Italia, la quale a dir il vero, dovrebbe essere  lungimirante e strutturale, lo capiamo anche noi che di economia ne mastichiamo poco e siamo fuori dai giochi politici.
L’enorme debito pubblico accumulato sin dagli anni ’70-’80 ad oggi dovrebbe, in verità, far molto riflettere sulle reali possibilità economiche attuali e future, anche se alcuni indici risultano di gran lunga migliori di altre nazioni europee e non solo. Se si  pensa che non potremo avere accesso al debito e non essere ammessi ai mercati globalizzati e col il rischio di uscire anche dall’Euro, allora potrà esser chiaro con tutta evidenza la drammaticità che questa settimana ha portato e i dati negativi con essa.
Ma quali sono in sintesi le cause che hanno determinato  il quasi “default” dell’Italia che da agosto sino ad oggi  e soprattutto in quest’ultima settimana  hanno determinato la perdita di certo grave della finanza a tutti i livelli. E, sarebbe stato mai possibile che la nostra piccola penisola laboriosa per questo sia stata, di fatto, commissariata dall’UE e dall’FMI, se non avessimo un po’ tutti ceduto in una parte delle nostre posizioni e convincimenti ideologici o sociali.  
Se Polis, significa “amministrare tramite la partecipazione dei cittadini il governo della città” e se Repubblica, tradotto dal latino res pubblica, significa “cosa pubblica”, allora  la politica avrebbe dovuto tener conto del gravissimo equilibrio economico del nostro paese con il suo alto debito, del fatto che la crescita è praticamente uguale a zero da parecchi mesi, che la maggiorparte delle  famiglie non arriva a fine mese, che la risultante percentuale dei precari e disoccupati aumenta in linea retta, che la scuola è divenuta con la presunta riforma Gelmini solo produttrice di riduzione della spesa pubblica e non di cultura, che le imprese non abbiano più l’accesso al credito nonostante che le Banche siano state aiutate, che non ci sia più tutela dei lavoratori e tra quest’ultimi anche quelli pubblici, che la classe media si è praticamente dissolta con un impoverimento  progressivo e continuo, che non ci sia potere di acquisto, che le nostre migliori testimonianze storiche-archeologiche si stiano praticamente disgregandosi nel nulla, i costi della politica, i prodotti assicurati avariati delle banche che ci hanno propinato, anche le Poste nel caso Lieman, ed ancora ancora e nemmeno la degradazione sotto la “A” degli istituti di controllo economico-finanziario  ha potuto nulla. 
L’inquietudine ha regnato grazie ad una politica assente e qualche volta di parte che non è certo un altro dato esaltante visto la delusione che imperversa a 360 gradi di tutti noi elettori verso i politici , soprattutto di quel 30-40%  che si astiene completamente.
L’immobilismo politico o quasi mostrato in questi ultimi anni verso le riforme di struttura hanno determinato  un quadro desolante e impoverito di un paese che subisce solo aumenti, sarebbe meglio dire tasse, lo dimostrano accise e iva, che gravano purtroppo solo sull’ultimo utente, il quale, inerme rispetto a quelli che il gran debito hanno determinato, deve ancora subire probabilmente un ulteriore carico di tasse per recuperarlo con “lacrime e sangue” per “rimontarlo” come oggi si legge sulla quasi totalità della stampa oggettiva.
Eppure ciò era stato annunciato dai tecnici specifici del settore e dall’opinione pubblica, eppure sono state eseguite parecchie manovre finanziare, volatilizzate al momento della loro approvazione, eppure la speculazione ha potuto continuare  imperterrita con le Lobbies, le Banche, i Fondi Internazionali privati che danno credito monetario alle nazioni, i Poteri forti nascosti, che sono accusati, da parte di alcuni, di tale situazione.
 Al momento rimbocchiamoci le maniche, ridiventiamo operosi,  e creiamo cultura a cominciare dalla scuola, così dimenticata nella sua funzione primaria. 

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"Italia e crisi: una cosa sola" di Stefano Pirro
                                                L’Italia è un paese in crisi, questa frase ormai viene ripetuta ogni giorno…
Mario MontiCampeggia sulle prime pagine delle testate giornalistiche nazionali, nei telegiornali di tutto il mondo, nei programmi a sfondo politico e non.
Il nove novembre è caduto il governo Berlusconi, da molto, troppo tempo l’ormai ex premier era divenuto il capro espiatorio di questa situazione di stallo economico e politico; a lui veniva imputato ogni avvenimento negativo sullo scenario italiano, a lui viene imputato di averci reso ridicoli davanti agli occhi di tutta Europa.
Dopo la caduta del capo del governo vi sono state manifestazioni di sollievo e addirittura di gioia nelle strade, gli italiani sono felici che a rappresentarli non sia più Silvio Berlusconi, che ad avviso di molti è stato la causa della rovina italiana.
Verrebbe da chiedersi, come può un solo uomo, seppur con il suo operato forse inadeguato, mettere in ginocchio un intera nazione?
Naturalmente l’Italia presenta altri tipi di problemi, non legati al governo Berlusconi, difficoltà radicate negli anni, ad esempio legate al lavoro.
Non tutti sanno che il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati dovrebbe essere di tre a uno, mentre in Italia si è quasi raggiunto un rapporto di parità, ovvero che per ogni lavoratore vi è un pensionato.
Inutile dire che tutto ciò crea un enorme deficit nei bilanci pubblici, per sopperire a questa incombenza, è stata alzata ulteriormente l’età pensionabile, perché pagare nuovi stipendi quando si può tranquillamente continuare a lavorare fino a 65 anni?
Ora verrebbe da porre una domanda, naturalmente il governo cerca di risanare i suoi conti in questa situazione di crisi generale, ma nessuno pensa mai ai giovani?
Ogni anno migliaia di ragazzi si laureano, e dopo anni di studi e sacrifici sono costretti ad aspettare per lavorare; l’alternativa è la fuga all’estero, dove vengono concesse più possibilità ai giovani laureati rispetto al nostro paese.
Questa è sicuramente una realtà agghiacciante e demoralizzante per i giovani desiderosi di un futuro.
Da pochi giorni è stato nominato un governo tecnico guidato da Mario Monti, si spera di arrivare ad un pareggio del bilancio entro il 2013.
La preoccupante situazione italiana cambierà? Solo il tempo potrà darci una risposta.


Più che un grido .. a questo punto ....   considerazioni di un cittadino parte 2 a cura di Editoriale

Il saliscendi di spread e titoli di borsa europei e soprattutto italiani, in questo periodo, sembrano procaci listini di menù con prezzi bassi e alti che si invertono a secondo dei locali e, sono ormai nella memoria collettiva divenuti parte della nostra quotidianeità. In modo ironico gli italiani stanno sperimentando, loro malgrado, un'altra forma di passione, fugace e tenebrosa, che in entrambi i casi si cinge  di ambiguità e senso di impotenza, un pò come ciò che provavano nel periodo medievale con termine di "horror vacui", termine longobardo, degno della suspense di un  libro giallo di Hitchcock.
La delusione e la frustazione di essere impotenti, e sì dipendesse da noi faremmo di più di ciò che già facciamo per recuperare una situazione pregressa, lavoreremmo tutta la notte magari, ci attanaglia.
Dunque paura dell'assenza, paura del non-conosciuto, paura del fatto che qualunque cosa possiamo fare sia inutile e,  che perdura giorno dopo giorno.
Possibile mai che tutto si muove anche se facciamo le stesse cose, lo stesso lavoro, nella stessa quotidianeita domestica e professionale e, che mentre siamo così lineari, come nei pagamenti delle tasse, qualcuno-qualcosa possa toglierci la nostra micro economia senza che abbia  per fatto noi nulla e che pretenda il compenso? Eh sì, questo pensa -tacitamente- il cittadino che, contemporaneamente e, nello stesso modo, avoca a se la non responsabilità del "malefico" debito sovrano contratto! 
Forse però dimentica che il "malefico" è il prodotto di politiche sociali, economiche, industriali, scolastiche e di welfare che per essere attuate-per noi- hanno avuto bisogno di accedere al "debito" e, diversamente dagli attenti cittadini giapponesi il cui debito hanno sostenuto personalmente, con le conseguenze che staimo osservando da attendi rigaurdanti passivi.
Che fosse necessario ricorrervi è indubbio, che fosse stato sottovalutato è un dato che costa ad ogni italiano circa € 36.000,00, bambini , anziani e casalinghe compresi.
Che si fosse compreso quanto la politica sprechi il denaro pubblico,  per i loro stipendi , provvigioni e privilegi, che per il finanziamento ai partiti-oggi illegale- che si partica sotto falso nome, è senz'altro sotto gli occhi di tutti.
Che ci fossero delle persone che l'avessero previsto questo finale kafkiano non vi è dubbio alcuno. Ma allora perchè non avvisarci per tempo e fermarci magari. E perchè doverla versare tutta insieme quella somma e cosa strana  nella stessa misura, come se uno stipendo da € 1.300 fosse l'equivalente di uno da € 500.000 mensili.
I dubbi sono molti, quelli che si professano oggi come " lo sapevamo", "l'avevamo detto" dove erano e dove erano le banche quando vendevano prodotti invalidi ai cittadini ignari e per le quali abbiamo anche dovuto integrare milioni e milioni di euro affinchè potessero dare liquidità e credito alle aziende che loro malgrado sono costrette a chiedere.  
E questi "luminari tecnici" che dovrebbero guidarci nella risoluzione della crisi erano anche loro ignari di ciò che stava avvenendo.
E come è possibile che un dirigente pubblico possa mai prendere in tre anni 16 Milioni di Euro............ e con quali competenze visto che le aziende pubbliche e private sono quasi tutte in perdita.


Quando il disinteresse influisce sulla propria cultura...  a cura di Annarita Ferrandino

Da secoli la nostra patria vanta di essere il fiore all'occhiello a livello mondiale per tutto ciò che riguarda il patrimonio artistico e culturale. È uno stato che ha alle spalle una moltitudine di tradizioni che rendono unico il suo territorio proprio per questo. Basti pensare ai paesaggi, ai profumi, ai sapori e alla sua particolare bellezza paesaggistica.
Elementi, questi, perfettamente integrati alla nostra quotidianità e che per questo-per il motivo cioè che non gli diamo più il giusto valore-siamo portati a ignorare ed in alcuni casi a banalizzare, senza capire che in realtà ciò ci determina e ci distingue.
La penisola possiede oggi il più grande patrimonio culturale del mondo costituito da siti archeologici, musei e complessi monumentali. Non vi è area dello stivale in cui non sia presente un vero e proprio tesoro. Ogni regione conserva una rovina, un reperto, realizzati secondo i canoni architettonici dell'epoca, che rimandano ad un preciso periodo della nostra toria.
Si possono ammirare infatti, maestose cattedrali puramente realizzate in stile barocco come il Palazzo Madama a Torino, oppure costruzioni collocabili nel periodo rococò-neoclassico come l'imponente Reggia di Caserta che imita la sfarzosa residenza eretta a Versailles nell'età assolutista, senza contare che a Roma si concentrano le più illustri collezioni artistiche italiana e internazionale.
Non si può dunque, non scegliere l'Italia come propria meta se si è alla ricerca di un esperienza prettamente culturale, all'insegna della conoscenza.
Nonostante tutto ciò si evidenzia, sempre più, uno degli aspetti più sgradevoli della nostra società e, cioè, la non attribuzione del giusto valore storico-culturale al nostro patrimonio, che viene quindi conservato e protetto in modo pessimo. Per questa ragione moltissime opere e siti archeologici italiani, oggi, subiscono un deterioramento che sminuisce sempre più la loro reale potenzialità, intesa come memoria, come valore e come economia. Forse, senza rendercene conto, forse ignorando la loro presenza e valore, i beni culturali italiani possono costituire una vera e propria risorsa economica che, se sfruttata in maniera adeguata, rappresenterebbe un’ingente risorsa per lo sviluppo e la crescita economica.
La nostra costituzione considera la cultura, la ricerca e tutto il patrimonio paesaggistico-ambientale, fra le principali priorità del nostro Stato, proprio per difenderle, proteggerle e valorizzarle in maniera dovuta.
Purtroppo, in opposizione all'affermazione sopra citata, una ricerca ha evidenziato che, oggi, è proprio questo settore ad essere soggetto a maggiori tagli da parte del governo, mentre rimangono ancora in
piedi i privilegi di altre categorie.I fondi che vengono investiti a questo proposito ammontano a cifre minime,
assolutamente non sufficienti a garantire un'efficace manutenzione dei reperti.
Il modo in cui la politica giustifica il problema è che non ci sono soldi da investire in questo tipo di interventi, è disarmante. Infatti in questo modo numerosi progetti resteranno solo una sorta di immaginazione e non si realizzeranno mai. A tal proposito, risulta facile ricordare la frase di un nostro politico di poco tempo fa, “con la cultura non si mangia”, per immaginare, che almeno da parte di esponenti di governo, si dia il valore giusto alla cultura e tutto ciò ad essa connesso.
Inoltre sfruttando adeguatamente il nostro patrimonio potrebbero essere create nuove occupazioni, mentre al contrario archeologi, storici e restauratori vengono sottoutilizzati e costretti a svolgere lavori precari.
Il problema della valutazione, o meglio autovalutazione da parte del popolo italiano- del patrimonio artistico-culturale-paesaggistico-ambientale, è ingente e da non sottovalutare. Valorizzando il proprio patrimonio, la propria cultura, significherebbe valorizzare se stessi.

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