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Cultura


 Il nuovo “Decadentismo” Italiano e la conseguente Perdita di Valori  a cura di Annarita Ferrandino

Attualmente sembra che l’intera società occidentale si ritrovi ad attraversare una fase segnata da un processo di decadenza di quei valori etici e morali che ci hanno da sempre contraddistinti, offuscandone il senso e la memoria. Prendendo come modello proprio il nostro "Stato" contraddistinto da un patrimonio collettivo di conoscenze impeccabili, e sotto certi aspetti, il più ampio di tutti gli altri paesi occidentali, notiamo che tutto quell’insieme organico di valori onesti e sublimi come la giustizia, il rispetto e la verità vengono ormai classificati come un’ eredità in pericolo. Ciò deriva indubbiamente dal fatto che spesso l’essenza "morale" viene banalizzata e contrapposta alla "materia", in una società che, abbattendo ogni frontiera, dona maggiore importanza all’economia e ai mezzi per raggiungere un buon livello di ricchezza in uno stato, violandone i valori e cambiando radicalmente la fisionomia dell’uomo stesso.
Si inizia a parlare quindi della nostra tradizione classico-umanistica come ad un valore ormai tramontato dietro all’eclissi della borghesia. Nel passato infatti, questa classe sociale, si affermò ai vertici della piramide sociale, confiscando la radicata nobiltà proprio grazie ai suoi valori etici, così rigorosi, fondati principalmente sull’importanza del lavoro, per poi donare benessere e prosperità all’intera popolazione.
La crisi dei valori umanistici occidentali interdice una formazione dignitosa e completa dell’uomo e, la cultura, oggi, è intesa come un unico rimedio all’atrofia morale e intellettuale.
Il patrimonio di nozioni culturali unito a valori morali e spirituali determinano l’identità di un individuo che sono strettamente collegati al territorio nel quale vive. Essi permettono all’uomo di riscattarsi dallo stato di ignoranza che lo avvolge per acquisire delle capacità razionali che lo inducono a dipartire da fanatismi e dal compiere atti di barbarie a dir poco riprovevoli.
Se ci si concentra sulle origini della nostra cultura, nel medioevo per esempio, notiamo che essa, da molti secoli, era strettamente legata alla Chiesa e, concentrata nelle mani di intermediari religiosi ed ecclesiastici. In seguito alla nascita delle città e della borghesia, si ebbe una riscoperta delle capacità umane e, a partire da questo momento in poi, si diffuse la concezione laica che l’uomo, attraverso la sola intelligenza, poteva riuscire ad affrontare le più crude controversie. Se da un lato però, questa svolta, apparentemente, non ha delle connotazioni negative, in quanto, in questo modo l’uomo è riuscito a distaccarsi da un’esistenza subordinata alla religione, dall’altro, per la naturale tendenza dell’uomo a elogiare se stesso e al voler imporre la propria volontà, ha generato nel corso della storia eventi drammatici e privi di ogni logica come la decimazione di vite umane nelle guerre o all’antisemitismo.
In questi scabrosi eventi, annega la concezione vera e propria di umanesimo come lo definisce il grande scrittore Thomas Mann "è il riconoscimento di valori eternamente umani che dicono ciò che dovremmo essere, che insegnano ad acquistare dignità"".
Oggi si teme che la perdita di valori e di cultura possa indurre nuovamente l’uomo a compiere atti di crudele arretratezza, come ad esempio nel periodo del fascismo o del razzismo, essendo stati preceduti da un’epoca tipicamente decadente. La quale nel negare ogni valore morale corrente generava un forte senso di disperazione esistenziale che portò all’affermazione di valori irrazionali, limitandosi al culto dell’arte e della bellezza.
In realtà l’arte e la letteratura, se isolate dal contesto in cui ognuno vive, sono solo un argine debolissimo alle barbarie. Così che oggi la cultura è certamente inutile per coloro che amano questo mondo voltato al profitto, al culto ingannatorio delle immagini televisive che idolatrano il "dio" denaro-capitale, in nome di un fantomatico progresso.
Per cercare di fornire le motivazioni di questa nuova era di “decadentismo” italiano, lo scrittore Rob Riemen, autore del libro “la nobiltà di spirito”, raccoglie nella sua opera numerosi saggi letterari su autori e capolavori del passato a partire dalla storia antica che va dall’Atene di Pericle fino a giungere all’Europa dei totalitarismi. Egli utilizza le opere di grandi autori del passato come strumento per mediare sui conflitti, dimostrando dettagliatamente che molte volte pur essendo consapevoli di vivere episodi di crisi, proprio come ci dimostrano le esperienze di questi illustri personaggi, non si dovrebbe perdere di vista il senso spirituale e morale delle cose che rientra a far parte del destino di ogni persona.
La nostra tradizione letteraria è costellata da grandi capolavori, il più rinomato tra questi è la Divina Commedia di Dante Alighieri (ancora ispirato da un forte sentimento religioso), seguito da Petrarca ed infine Giovanni Boccaccio che fu il primo a narrare nel Decamerone episodi di vita quotidiana dell’epoca.
Inoltre nel Rinascimento l’Italia fu la sede di una straordinaria fioritura artistica. Leonardo da Vinci intraprese studi sull’anatomia umana, architetti come Brunelleschi e Bramante e, ovviamente il grande Michelangelo, rinnovarono il volto delle città facendole diventare il modello di tutta Europa. Si cominciò a parlare di scienze politiche con Niccolò Machiavelli con “Il Principe” dove il fine giustificava i mezzi.
Tuttavia la cultura, oltre ad essere un metodo per evadere dalla barbarie, fa parte di noi stessi e ci impreziosisce e, proprio per questo, dovrebbe essere un bene da cui non separarsi mai, come cita Ulisse nell’inferno dantesco “fatti non foste a viver come bruti”. Egli infatti, per saziare la sua voglia di conoscenza si spinse oltre le colonne d’Ercole, ritenute il limite del mondo, per celebrare l’intelletto umano nato per seguire virtù e conoscenze.
Nonostante la perdita del patrimonio umano, esistono associazioni e case editrici che mirano alla salvaguardia del nostro patrimonio culturale, prime fra le quali “la Salerno editrice” esistente dal 1972, e che si sono posti il compito di recuperare e successivamente pubblicare testi poco conosciuti.
Una vera sfida per il professore Enrico Malato che ha reso possibile oggi di avere accesso a tutti gli scritti di Machiavelli o di Lorenzo de’ Medici, mentre altre, come la realizzazione dell’edizione critica di tutte le opere di Dante Alighieri, sono in via di pubblicazione. Contrariamente a quello che si pensa, questo tipo di opere non sono destinate solo alle biblioteche pubbliche poichè hanno ottenuto una notevole diffusione anche tra i privati. Che sia da intendere come una prima ravvisaglia per il recupero della Cultura della società? Malgrado tutto, al momento rappresenta una delle poche e piccole realtà che ancora ci fanno onore.



I MUSEI, I BRONZI DI RIACE E LA DIATRIBA a cura di Annarita Ferrandino

"Abbiamo reperito in un gioco di squadra con il Governo Nazionale i fondi necessari per ultimare i lavori; finalmente sarà completato l' opera di restauro del Museo Nazionale della Magna Grecia".
Sono queste le parole pronunciate chiaramente dal Governatore Giuseppe Scopelliti riguardo il termine della ristrutturazione del celebre museo situato a Reggio Calabria. Ciò che indubbiamente rende tale struttura così rinomata, è la presenza al suo interno della coppia di statue bronzee pervenute in eccezionale stato di conservazione nei pressi di Riace. I Bronzi di Riace sono considerati tra i capolavori più significativi del ciclo ellenico, e da secoli hanno accumulato un prestigio ineguagliabile in quanto non vi è persona acculturata al mondo che non conosca la celebre coppia di guerrieri. Un dono giunto a noi attraverso gli anni, in grado ancora di esaltare la magnificenza e lo splendore dell'età greca e che rientrano a far parte del patrimonio artistico nazionale italiano.
Sembra che, ancora una volta, la penisola, possa vantare, sotto gli aspetti culturali e tradizionali, la presenza di elementi che non temono competizione all'estero e, che, se utilizzati in maniera adeguata, potrebbero rappresentare il punto chiave per lo sviluppo economico del paese.

A partire dagli ultimi tre anni però a causa dei lavori di ristrutturazione del museo reggino i bronzi sono ospitati presso il Palazzo Campanella, sede del Consiglio Regionale della Calabria. Le Statue sono semplicemente adagiate nell'androne dell'edificio e non tesaurizzate con le dovute attenzioni che invece meriterebbero. Proprio per questa ragione le statue oggi sono al centro di un dibattito infuocato poiché alcuni le considerano come un patrimonio dell'umanità, che al momento è sottoutilizzato e lasciato nella polvere, e che invece dovrebbe essere messo a disposizione dei visitatori prendendo le giuste misure di cautela. Esse potrebbero per esempio essere spostate alla Maddalena facendo in modo che rientrino a far parte di quell'insieme di opere che, grazie agli investimenti del G8, faranno registrare allo Stato importi considerevoli.
A contrasto con questa ideologia sono invece le opinioni dei calabresi che lo considerano come un loro bene indiscusso. L'intera situazione suscita sentimenti di indignazione e scetticismo che si delineano perfettamente nel discorso della sovrintendente Simonetta Bonomi, una padovana che ha seguito tappa per tappa il restauro dell'edificio: ”Spero che stavolta sia vero, dopo aver visto tanti rinvii...”.
In effetti, il motivo dello spostamento delle statue a Palazzo Campanella è scaturito dal mancato completamento dell'opera di restauro nei tempi previsti del museo dove esse erano collocate. L'apertura prevista per il 17 marzo 2011 in presenza del Presidente della Repubblica Napolitano è stata via via posticipato per la mancanza di fondi che, secondo la Bonomi, sarebbero stati invece impiegati nella realizzazione nella stessa struttura di opere non previste.
Il quesito che allora ci poniamo è : Cos'è che determina allora il disagio? In qualsiasi caso, sia che si tratti di difficoltà dei finanziamenti o che sia un problema di rispetto della tempistica, la situazione rientra nell'orbita della condizione del sud-Italia, legata, com’è, alla questione meridionale.
Con tale affermazione si denuncia l’ancora e persistente problema sociale dello squilibrio tra il nord e il sud della nazione, originato dal differente sviluppo storico-economico delle regioni del Mezzoggiorno rispetto al quelle settentrionali.
Considerando i dati e soffermandoci per un momento sulla locazione dei reperti potremmo giungere al pensiero che proprio la presenza di opere così grandiose possa far in modo da riscattare il Mezzoggiorno italiano dalla sua condizione effimera e dare inizio ad una fase di accrescimento economico sfruttando il settore turistico. Al contrario, per usare le parole di Sergio Rizzo: “Sembrava che stavolta la maledizione del sud fosse sconfitta e invece... È successo quello che succede sempre”. Ultimamente però sembra che la sorte delle più belle statue greche di bronzo al mondo volga al meglio in quanto ci sono buone notizie relative al possibile reperimento di fondi necessari per terminare l'opera di restauro. Notizie che, come siamo abituati, certamente lasciano ancora un pò incerti e cinici, ma che senz'altro non sono negative. Ad ogni modo l'attuabilità dell’intervento è strettamente collegata alle parole riferite dal Governatore Scopelliti e che senz'altro, se portato a termine, servirebbe a ridonare una localizzazione stabile ai due Bronzi affinché il loro fausto e il loro splendore non venga mai dimenticato.

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